CATANIA. Dopo le prime applaudite rappresentazioni, la nuova riduzione teatrale del celebre romanzo di Leonardo Sciascia, “Il giorno della civetta”, arriva al Teatro Musco di Catania. In scena una coppia di amatissimi attori etnei, Salvo ed Eduardo Saitta. Con loro Aldo Mangiù, Maurizio Nicolosi, Francesco Maria Attardi, Fabio Costanzo, Alfio Belfiore e la partecipazione di Francesca Ferro. “Il giorno della civetta”, diretto da Antonello Capodici che ne ha firmato anche l’adattamento, debutterà giovedì 9 febbraio (ore 19) e sarà poi replicato: venerdì 10 (ore 21), sabato 11 (ore 17.30 e 21), domenica 12 (ore 18), venerdì 17 (ore 21), sabato 18 (ore 17.30 e 21) e domenica 19 (ore 18).
Salvo Saitta, uno dei decani della scena siciliana e nazionale, è don Mariano, spietato padrino mafioso. “A distanza di più di 60 anni dalla pubblicazione del romanzo – spiega – i suoi contenuti risultano ancora di straordinaria attualità, come dimostra il recente arresto di Matteo Messina Denaro. Certo non è stato facile mettere in scena una materia così complessa. Si poteva correre il rischio di cadere nell’ovvietà e allontanarsi dal testo o di tradirlo per farne un’altra cosa. Ma la regia di Capodici ci ha confortati. Nelle vesti di don Mariano – conclude Salvo Saitta – ho cercato di incarnarne quanto più possibile la spietatezza, di immaginarmelo in una certa maniera: un mafioso che vive di malefico potere e potere esercita sulla comunità”. Eduardo Saitta è invece il capitano dei carabinieri Bellodi, che indaga su un efferato omicidio. “Affrontare “Il giorno della civetta” – racconta – è stato un lavoro affascinante, sino dallo studio del testo e dalle prove. Abbiamo dovuto fare in conti con quello che pensava Sciascia, con quello che ha voluto dire e con quello che, invece, aveva messo solo tra le righe del romanzo. Ne è venuto fuori uno spettacolo molto apprezzato dal pubblico, come abbiamo avuto modo di appurare durante le prime rappresentazioni. Un’opera che vorremmo vedessero anche gli studenti delle scuole medie e superiori. Secondo noi – aggiunge Eduardo Saitta – può diventare una lezione di educazione civica fondamentale per i ragazzi che si approcciano alle prime esperienze di vita. E vuole essere uno sprone al dialogo e ad avere fiducia nelle istituzioni”.
“Il giorno della civetta”, terminato nel 1960 e pubblicato per la prima volta l’anno successivo, fu per Leonardo Sciascia il romanzo della svolta. E per molti motivi. “Innanzitutto – spiega il regista Antonello Capodici – nella vita artistica e letteraria dell’autore: da questo momento in poi, Sciascia diventa una sorta di coscienza civile siciliana e nazionale. Perché nel racconto – vero o immaginario – della nostra Isola, egli in realtà racconta e dimostra tutte le torsioni, le ingiustizie, le contraddizioni del Paese nel suo complesso. Poi perché è la prima volta che il termine mafia viene pubblicamente riconosciuto e declamato; sia come problema criminale ma anche come sistema culturale ed antropologico. Di più: è la prima volta (e purtroppo non sarà l’ultima) nella quale il problema mafioso viene spiegato per come esso si sviluppa nella realtà. Non solo, quindi, come accezione legata alla criminalità ed al malaffare, ma come strumento economico e politico, profondamente intrecciato con le istituzioni più alte della società civile.
Fino ad allora – conclude Capodici – il fenomeno, o veniva bellamente ignorato, se non addirittura smentito, nelle redazioni dei giornali e persino nelle aule di tribunale, o taciuto per paura e per connivenza”.