C’era una volta in Gran Bretagna una pratica insolita chiamata trainspotter, dal nome dei ragazzini che trascorrevano il sabato sera sui binari ferroviari a raccogliere i numeri delle locomotive. Secondo Simon Reynolds, autore di Retromania, questa pratica sarebbe da accomunare a quella dei collezionisti musicali. Nel libro lo scrittore afferma come il trainspotter contemporaneo abbia perso il controllo della propria ossessione. Egli infatti non è più interessato all’oggetto in sé, quanto alla ricerca e all’accumulo di dati, apparentemente inutili. Esiste una teoria sul Trainspotting che potremmo chiamare Tesi di Nick Hornby. Si tratterebbe di un sistema adottato principalmente dai maschi per fingere di relazionarsi con gli altri, ma senza farlo seriamente. Si tratti di sport, musica, cinema o videogiochi, le ossessioni esteriori offrono uno sbocco innocuo alle passioni degli uomini, qualcosa per potersi emozionare e per attaccare bottone tra simili, parlando però di cose che non li riguardano direttamente, nella sfera intima e affettiva, almeno in apparenza.
Il fenomeno del retrogaming si riferisce alla pratica di giocare e collezionare videogiochi, console e accessori più vecchi o storici. Riguarda principalmente i giochi che sono stati prodotti nelle generazioni precedenti di console, come ad esempio Atari, Nintendo NES, Super Nintendo, Sega Genesis e PlayStation 1
Il retrogaming si basa sulla nostalgia e l’apprezzamento dei videogiochi classici, che solitamente sono considerati come dei classici intramontabili. Molti appassionati del retrogaming cercano di riscoprire e rivivere le esperienze di gioco dei vecchi tempi, sia tramite l’acquisto di vecchie console e giochi originali, sia attraverso emulatori e riedizioni digitali.
Ci sono diverse ragioni per cui il retrogaming è diventato un fenomeno popolare. Innanzitutto, molti giocatori cresciuti con i videogiochi degli anni ’80 e ’90 desiderano rivivere e condividere le esperienze di gioco che hanno fatto parte della loro infanzia o adolescenza. Inoltre, i suoi stili di gioco più semplici e diretti possono risultare attraenti rispetto ai giochi moderni, che possono essere più complessi e impegnativi. Infine, il retrogaming offre anche la possibilità di scoprire e apprezzare i giochi classici che magari non si è avuti l’opportunità di giocare quando sono stati rilasciati.
Il retrogaming è diventato un vero e proprio mercato a sé stante, con un’ampia gamma di negozi online, fiere specializzate e comunità dedicate a questa passione. L’interesse per i giochi retrò è dimostrato anche dalle numerose riedizioni e rimasterizzazioni di titoli classici che vengono rilasciate per le console moderne.
In definitiva, il retrogaming rappresenta un modo per riscoprire e celebrare il patrimonio dei videogiochi del passato, e continuerà ad avere un seguito appassionato grazie alla sua capacità di evocare ricordi e di offrire divertimento senza tempo.
Nei romanzi Alta fedeltà e Febbre a 90, lo scrittore britannico Nick Hornby delinea una critica della mascolinità che trova nel mondo ordinato del fanatismo ossessivo una via di fuga dal caos e dai rischi che l’età adulta, presto o tardi ci impone. Un corrispettivo al femminile è quello invece dei personaggi alla Bridget Jones, anche se la provocatrice professionista Elizabeth Wurtzel, una sorta di Selvaggia Lucarelli inglese, afferma come le donne farebbero meglio a crearsi ossessioni impersonali e meno legate all’aspetto, alla salute e alle relazioni.
Parliamo però di qualcosa che dal punto di vista dei giovani, diciamo pure dei Millenials, potrebbe non avere grande impatto. Oggi i giovani infatti si interessano a fenomeni che riguardano il passato, come il vintage marketing, partecipano a fiere e mostre di fumetti, facendo spesso gli youtuber o i cosplayer, dove la discriminazione di genere è stata ampiamente superata e messa ai margini. Sotto questo punto di vista ha esercitato un ruolo fondamentale la piattaforma di streaming Netflix. Potremmo anche parlare, per certi versi di Netflix Generation. In un momento in cui al cinema viene celebrata un’icona del passato come Barbie, con il ritorno di un nuovo capitolo reboot di Indiana Jones, finalmente convincente nei panni di un attempato e anziano archeologo. C’è quindi da un lato la volontà di seguire le icone del passato, musicali, cinematografiche e di farle proprie.
Pensate ad esempio a un film come Mixed by Erry di Sydney Sibilia. Sibilia è un giovane autore campano classe 1981, il quale è troppo giovane per ricordare (in maniera diretta) gli anni del primo scudetto del Napoli di Maradona o la cosiddetta “Napule’s Power”, nata tra la fine degli anni ‘70 e ’80, eppure proprio come i Duffer Brothers di Stranger things, Sibilia ci riporta negli anni ottanta, facendoceli rivivere in realtà aumentata da cinemascope. Qualcosa di simile per certi versi rispetto a quello che hanno fatto nel 2023 due nomi di punta del cinema e della musica statunitense: Quentin Tarantino e Bob Dylan. Entrambi hanno pubblicato una raccolta di memorie, sull’elemento che maggiormente conoscono e vivono nella loro attività professionale. Per Tarantino è il cinema degli anni Settanta, per Dylan è la canzone americana e non solo sbocciata dal dopoguerra (Seconda guerra mondiale) in poi.
C’è poi da fare una ricognizione sul fenomeno che interessa il mondo dei videogames, cioè il retrogaming. Secondo un interessante articolo di Giuseppe Giordano pubblicato sul sito web Linkiesta, l’accesso ai grandi titoli del passato è diventato una pratica sempre più rara e costosa. Sono lontani quindi i tempi dei simulatori come MAME32 e MAMEUI, dove era possibile sfogliare gratuitamente una libreria di titoli di culto per la videoludica degli anni Ottanta e dei primi Novanta. Il ritorno al passato ha oggi un costo, che sia un abbonamento su Netflix o con Apple Arcade, che oggi propone una selezioni di vecchi e nuovi giochi per tutti i clienti dell’azienda di Cupertino. Un po’ quello che da tempo propongono siti come NetBet, tra novità e grandi classici del passato. Un passato che spesso ritorna per diventare attualità. Come nel caso di Mixed by Erry, di Barbie e naturalmente del celebre personaggio interpretato da Harrison Ford e creato da George Lucas e dal re Mida della Hollywood anni Settanta, cioè Steven Spielberg. Indiana Jones, al pari di Star Wars, non solo spopolò e sbancò al botteghino, ma divenne un fenomeno di massa, tanto che videogames, flipper e giochi arcade, furono dedicati al celebre e mitico archeologo americano.