Furci Siculo. Bisogna credere che esista, per forza, una divinità che ami gli animali con un’intensità talmente rispettosa della loro innocente esistenza se alzando gli occhi al cielo, in una fredda domenica di dicembre, ti ritrovi ad ammirare un cielo terso ed azzurro riscaldato da un sole luminosamente caldo a dispetto delle previsioni dei giorni antecedenti. Perché i protagonisti della manifestazione, organizzata nella Cavea di Furci Siculo il 17 dicembre, sono stati i nostri amati amici pelosetti a quattro zampe. Erano tutti belli, felici e desiderosi di condividere con i loro proprietari un giorno dove l’amore trova forme e misure fuori dal consueto e si possono trasmettere valori di lealtà e sacrificio che molto spesso vengono ritenuti superficiali quando la simbiosi fra uomo e animale non viene colta nella sua essenza più vera, reale e significativa.
Un giorno di festa dove si sono alternati tanti piccoli amici in varie categorie scelte seguendo il comune denominatore del gioco e della simpatia e dove, aldilà dei voti della giuria e di chi è stato premiato, il vero vincitore è stata la dignità che traspare dagli occhi di questi esseri viventi che con la loro innocenza e la loro tenerezza regalano emozioni a chi condivide passo dopo passo ogni momento della loro breve vita.
Osservare l’atmosfera presente sui gradoni della cavea produceva una sensazione di benessere e compenetrazione; bastava girare lo sguardo in ogni angolo per incrociare l’empatia uomo/animale in chi dialogava, in chi educava, in chi rimproverava, in chi coccolava e percepire quella sinergia che probabilmente non si può spiegare con semplici parole ma bisogna solo viverla per poterlo capire.
Spesso si continua a pensare a quel che si fa per il proprio amico a quattro zampe ponendosi delle domande forse indirizzate male; si pensa alle rinunce, ai cambiamenti delle abitudini e ai sacrifici sia fisici che economici. Solo dopo un po’ di tempo però si comprende che la risposta non esiste perché la domanda è inesatta; ebbene la domanda giusta è cosa regala alle nostre vite la vicinanza di un essere vivente che non conosce il rancore, il risentimento e l’invidia e molte volte tutto questo candore spaventa ed intimorisce chi si accosta alla loro beltà. Come la storia di quel chihuahua cieco dalla nascita che usa il “nasino”, e non i suoi grandi occhioni, per conoscere il mondo circostante e si protegge tra le braccia della sua “salvatrice” perché, visto il suo difetto, a due anni e mezzo qualcuno voleva sopprimerlo ma lei si è opposta ed oggi quel chihuahua ha superato i dieci anni di vita. Ecco..
per una magia così val sempre la pena di vivere.. complimenti..
Redazionale di Giuseppe Balestrieri