ENRICO RUGGERI SI RACCONTA AI MICROFONI DI RADIO EMPIRE

Un artista sensibile alle tematiche sociali, grande cantautore italiano che ha vinto due Festival di Sanremo, ma anche scrittore, conduttore televisivo, persona di grande senso dell’umorismo e presidente e calciatore della Nazionale Cantanti. Questo è Enrico Ruggeri che da casa sua si è raccontato ai microfoni di Radio Empire.
Un nuovo singolo appena uscito dal titolo L’America Canzone per Chico Forti. Il grande cantautore italiano ci spiega come è nata l’urgenza di raccontare questa storia: “È difficile dire come nasce una canzone. C’è un tema che ti gira per la testa e poi. ad un certo punto, misteriosamente, ti metti al pianoforte e succede qualcosa. Conosco da sempre la storia di Chico Forti e mi ha sempre impressionato pensare a quest’uomo che ha vissuto due vite: una di grande successo, come campione di windsurf e produttore televisivo. Un’altra in cui si trova invischiato in una storia assurda, di incuria, di leggi male interpretate, di approssimazione, ma anche di razzismo nei confronti degli italiani. E di colpo tutto cambia, perché si trova in carcere, palesemente innocente, dove gli viene chiesto di ammettere la colpevolezza per ricevere la grazia. E lui si rifiuta. Una storia incredibile, di cui si è parlato poco. Ed è nata questa canzone che ho fatto sentire a Gianni Forti, zio di Chico Forti, l’uomo che da 20 anni si occupa di questa tragedia. Lui, a sua volta, mi ha presentato Massimo Chiodelli, uno dei più grandi fumettisti italiani che aveva scritto un libro a fumetti su Chico Forti, quindi Chiodelli mi presenta un regista svedese che si chiama Thomas Salme, che aveva fatto un documentario sulla vicenda. E’ così che nasce l’idea di pubblicare il pezzo e dire la mia.”
Con questa canzone di denuncia, Ruggeri segue le orme di Bob Dylan che circa una quarantina di anni fa, con il suo grande successo Hurricane, portò alla ribalta la vicenda del pugile Rubin Carter, condannato ingiustamente. Nel brano, Enrico Ruggeri, descrive per metafore l’America come una nazione piena di grandi contraddizioni, una nazione che dà possibilità a tutti ma, allo stesso tempo, una civiltà molto spietata: “E’ un posto in cui se tu conosci qualcuno, la terza domanda che ti fanno è “Quanto guadagni?”. Da noi è offensivo, al massimo ti chiedono che mestiere fai. È una nazione che applica la pena di morte, quella che ha lanciato più bombe in assoluto e che ha fatto più guerre negli ultimi 50 anni, per cui è un posto con un popolo decisamente particolare.”
A novembre 2020 è uscito il romanzo Un gioco da ragazzi, edito da La nave di Teseo, il progetto letterario più impegnativo affrontato fino ad oggi da Enrico Ruggeri: “È il romanzo che sento più mio perché ci pensavo da tempo, avevo già scritto la sinossi, pensavo di metterci tre o quattro anni. Poi è arrivato il lockdown. Silvio Pellico in galera ha scritto Le mie Prigioni, Gramsci ha scritto Le lettere dal carcere. Noi pressappoco eravamo nella stessa situazione. Io avevo un po’ di ore da spendere, diciamo cinque – sei ore al giorno. Che in una situazione normale sono tantissime, ma se sei in casa, un po’ dormi, un’ora di palestra ed il resto del tempo l’ho passato a scrivere. Quindi l’ho finito con 3 anni d’anticipo.”
Nell’incipit del romanzo, un uomo e una donna si incontrano e si attendono nei loro diversi percorsi di vita, come se il destino governasse tutto: “Che tu al destino ci creda o no, il discorso è che manca la controprova. Le cose vanno come devono andare. Il brutto e il bello della vita è che quella volta che dici esco alle nove e invece esci alle otto e mezza, in quella mezz’ora trovi la persona della tua vita. Oppure la sera che ti chiedono di uscire e tu non c’hai voglia, poi esci e ti sposi. Ognuno di noi può raccontare, per esperienza personale o per sentito dire da amici, centinai di episodi del genere. Non sappiamo se le cose dovevano andare così oppure se semplicemente sono andate così. Di fatto non ci è dato il modo di tornare indietro nel tempo per sapere cosa sarebbe successo se fossimo usciti mezz’ora dopo.”
Cerchiamo di scoprire cosa c’è dell’esperienza diretta di Enrico Ruggeri in questo suo ultimo romanzo: “La prima regola per uno scrittore è quella di scrivere le cose che conosce bene. Io ho vissuto quella realtà, quel mondo. Ero nei licei milanesi negli anni 70’. Nel mio liceo c’erano parecchie persone che sono finite nelle Brigate rosse, persone che sono morte di AIDS o di overdose, perché in quegli anni arrivò l’eroina. Io mi sono salvato grazie alla musica, perché quando c’era qualcosa che non mi piaceva, andavo in cantina a suonare. Quindi è tutto un mondo che conosco molto bene. Il personaggio che mi assomiglia di più è Aurora, la terza sorella che cerca di tenere insieme i cocci della famiglia. Quella che alla fine lavorerà nella musica e riuscirà a fare della sua passione, il suo lavoro. Quindi l’analogia maggiore è con questo personaggio, che non è un personaggio minore ma è il terzo in ordine di importanza dopo i suoi fratelli maggiori, Mario e Vincenzo Scarrone.”
La canzone “Il mare d’inverno” scritta da Ruggeri nel 1983, ed interpretata da Loredana Bertè, viene oggi utilizzata in alcuni testi scolastici di antologia e poesia, per insegnare ai ragazzi l’analisi e la comprensione del testo: “E’ una soddisfazione. Significa entrare in un’antologia in cui, quaranta pagine prima, gli studenti studiano Carducci. Speriamo che i ragazzi la prendano bene perché c’è un risvolto della faccenda. Perché poi ti interrogano su Il mare d’inverno. Quando ero studente io, il Manzoni e Dante erano l’ostacolo tra me ed i miei amici, tra me ed il pallone e quindi mi pesavano. Io La divina Commedia ed i Promessi Sposi li ho aperti scoprendo che sono due capolavori, solo quando avevo 20 anni. Quindi speriamo che non capiti a nessuno studente di voler uscire e dover rifiutare un invito da amici, trovandosi a dire: “No guarda, lascia stare, devo studiare Ruggeri, non me ne parlare due palle”.
Enrico Ruggeri ha un legame di sangue con la Sicilia perché la nonna era di Marsala: “Della Sicilia mi piace il senso dell’umorismo e citerei uno per tutti il grande Pino Caruso. E poi il cibo. Io quando incontro un siciliano magro gli stringo la mano perché è veramente difficile essere magri in Sicilia. Perché è buona qualsiasi cosa, dagli antipasti ai dolci, uno per tutti la granita. E’ una terra di grande cultura, civiltà e simpatia. Poi al nord i vincoli di parentela sono poco sentiti. A Marsala ho cinquecento parenti e ogni volta che vado mi presentano qualche cugino, insomma i vincoli di parentela sono molto più sentiti. In Sicilia vengo sempre volentieri e mi dispiace non poter essere tornato negli ultimi tempi.”
Per il grande cantautore la spiaggia di Marotta è il posto dell’adolescenza, mentre la Sicilia è il posto dell’infanzia: “In Sicilia iniziate a fare il bagno ad aprile e finite a novembre per cui quando a Marotta fa freddo posso venire li.”
Enrico Ruggeri utilizza volentieri i social media per comunicare con il suo pubblico: “I social sono una grande scoperta, creano un contatto diretto. Oggi se devi dire “E’ uscito il mio disco” oppure “Dopodomani suono lì” hai 180 mila persone su Twitter, come nel mio caso, che sono interessate, come se avessi un mio giornale. E se un giornalista scrive una balla su di te, tu hai la possibilità di smentirlo immediatamente, perché le 180 mila persone che ti seguono, possono sapere in tempo reale che non è vero quello che ha detto quel giornalista lì, perché do io la mia versione. Di contro, è chiaro che i social, danno voce a tutti, c’è molto bullismo, ci sono quelli che su una tastiera sfogano istinti repressi, cattiverie. Devi cercare di non farci caso, ogni tanto ci rimani male, però fa parte del gioco.”
Il 2020 è stato per Enrico Ruggeri un anno davvero prolifico di nuovi progetti a dispetto dei lockdown e della pandemia: “Siamo riusciti a fare dei concerti in posti particolari, a Courmayeur, a 3000 mt, oppure alle cascate delle Marmore, ovviamente con tutti i distanziamenti, le mascherine e quant’altro. Per cui un po’ sono riuscito a suonare. Poi la mia etichetta discografica ha pubblicato due album. Due cose strane perché uno era un Album di Silvio Capeccia, dei Decibel, di solo pianoforte, ed un altro, un album di esordio di un cantautore sessantenne, Massimo Bigi. Un album di grande qualità. Prima c’era stato il programma in tv “Una storia da cantare”, una grande sfida, perché io non sono un presentatore, io racconto delle storie, quindi portare dei grandi cantautori come Fabrizio De Andre, Lucio Dalla e Lucio Battisti al sabato sera di Raiuno, vuol dire portare un modo nuovo di fare televisione, ed è stata una bella soddisfazione.” Un format e un linguaggio televisivo audace per una prima serata. Ruggeri descrive questa esperienza: E’ bello trovare dentro di sé delle potenzialità, perché quando fai una cosa nuova, poi non sei certo di essere all’altezza ed è una cosa diversa dal condurre su Italia uno come avevo fatto in passato, il Bivio e Mistero. Stavolta era la prima serata del sabato su Raiuno e quindi era tutto nuovo per me, ed è stata un’esperienza molto bella e divertente.”
Non è così difficile veicolare dei contenuti di qualità in prima serata come spesso si dice:” Dipende da come le racconti le storie, l’importante è non rendere noiosa la cultura. Il problema è sempre questo: da una parte la cultura viene considerata qualcosa di noioso, di polveroso, mentre il divertimento spesso deve essere ridotto ad una cosa idiota. Secondo me c’è una via di mezzo, una terza via. Parlare di cose serie, cercando di far divertire la gente.”
Nel 2020, il poliedrico artista, in collaborazione con il quotidiano Il Giornale, ha anche realizzato dei podcast in cui leggeva dei romanzi della grande letteratura: “E’ stata un’esperienza molto bella perché ho riletto delle pagine che mi erano già piaciute e perché sono stato io a scegliere i 5 autori. Per l’Italia ho scelto Pirandello ed è stato molto divertente perché una cosa è leggere a mente, una cosa è tradurre in parole, leggere a voce alta.”
Da Presidente della Nazionale Cantanti, associazione benefica che compie quest’anno 40 anni di attività, Enrico Ruggeri ci racconta l’emozione di essere per la prima volta, all’interno della collezione calciatori 2021 dell’album figurine Panini: “Sono diventato una figurina. Ho aperto una bustina, e ho trovato me stesso. Il bambino che c’è in me è molto felice di questo. Quelli della mia generazione sognavano di fare il cantante o il calciatore. Io ho avuto la fortuna di riuscire a fare il cantante e poi, grazie a questo meraviglioso progetto benefico, con cui stiamo per arrivare a 100 milioni di euro donati, trovo delle soddisfazioni di infanzia prolungata. Ho giocato a pallone con campioni del calibro di Maradona e Zidane, negli stadi più belli del mondo. Ma anche con Gascoigne e Zico. E adesso, vedere la mia figurina insieme a quella di Ibrahimović o di Lukaku, tanto per citare due amici tra loro (ironizza), è una grande soddisfazione.”
Da grande stakanovista, Ruggeri è un uomo restio alle vacanze: “Se noi volessimo dare una definizione del concetto di vacanza potremmo dire che è fare qualcosa che ti faccia uscire dalla tua routine, divertendoti, in un posto diverso da casa tua. Questa è la vacanza e io questo principio lo applico da 40 anni: faccio cose diverse, uscendo da casa mia, che sia un programma televisivo, un programma radiofonico, una tournée, la promozione, scrivere un libro. Insomma, faccio cose divertenti. Il mio accorgimento è quello di non fare la stessa cosa per più di due mesi.”
Enrico Ruggeri spera di tornare a suonare il prima possibile: “Quelli del settore musica, spettacolo e teatro sono stati ignorati e umiliati in quest’ultimo anno. E non parlo tanto di cantanti o di grandi attori che di fame non moriranno. Parlo delle centinaia di migliaia di persone che sono rimaste a casa, senza neanche un cenno di solidarietà. Manca un ministro della cultura che si occupi di cultura. Ma al di là di questo, a me manca andare in giro, stare con i miei amici, arrivare in un posto e fare le prove, mangiare la specialità del luogo e poi, finalmente, salire sul palco e stare lì due ore.”
E noi di Radio Empire, gli auguriamo di poter fare tantissimi concerti nel 2021, speriamo anche in Sicilia.

Marika Mannino