E’ stato pubblicato da Giulio Perrone Editore, qualche settimana fa, un libro molto singolare: “Storia di una ragazza italiana- Aurelia Sergi Petroselli”, prefazione di Walter Veltroni, autore Gaetano Buscemi.
Si tratta di una biografia di una donna straordinaria, moglie di Luigi Petroselli, mitico sindaco di Roma, scomparso prematuramente nell’ ’81. Tuttavia, a voler precisare meglio, la pubblicazione comprende tre autobiografie che si intrecciano tra di loro senza soluzioni di continuità: quella di Aurelia Petroselli, il personaggio su cui si impernia la storia, quella del fratello di lei, Dino, più breve ed episodica, e quindi dell’Autore, il quale fa da conduttore e ispiratore di un dialogo che li aiuta ad aprirsi l’un l’altro con una sincerità e un bisogno di verità tanto disarmanti da divenire altamente poetici.
Sembra quasi di vederli tutti e tre insieme, seduti attorno a un tavolo, a raccontare, alternandosi, la storia della loro vita in un arco che abbraccia novant’anni, l’età di Aurelia, mentre il fratello ha qualche anno meno di lei e Gaetano Buscemi è molto più giovane di entrambi. In questo scandagliare in tanti decenni volati via, li aiuta nel loro percorso di comunione una simbiosi rara che ha una motivazione precisa, cioè il fatto che li ha uniti una frequenza assidua, nel luogo delle loro radici, il luogo dell’anima, cioè Furci Siculo, nel messinese, bagnato dal mare. Da sempre, le famiglie Sergi e Crapio (il cognome della madre di Gaetano Buscemi) sono state legate da profondo affetto.
E l’avventura di Aurelia inizia appunto a Furci, prima in modo sommesso, lieve, in un susseguirsi di momenti felici, dove i giochi rendevano la sua fanciullezza spensierata, in mezzo agli agi perché la situazione economica della sua famiglia era molto florida; poi subentra un crescendo di vicissitudini, di problemi, tra cui la guerra e i bombardamenti su Messina, durante i quali un bomba centra la loro casa e tutti si salvano in quanto per miracolo non esplode. Subentra così un dissesto finanziario per cui la loro esistenza cambia, diviene difficile, ma la personalità di Aurelia si fa sempre più decisa e riesce ad andare avanti negli studi e a laurearsi, stimolata dalla madre che aveva chiaro in mente il suo tragitto futuro, in un periodo, in Sicilia, in cui pochi studiavano e moltissimi erano gli analfabeti.
Nella narrazione che si svolge nella seconda parte del libro, quando Aurelia comincia a insegnare a Viterbo e conosce Petroselli, c’è come uno scarto, una linea di demarcazione rispetto alla prima. Qui Gaetano Buscemi assume un ruolo più significativo nel cercare di comprendere il rapporto che si stabilisce tra la coppia, due persone tanto speciali. I suoi interventi, a mo’ di “corollario”, profondi, raffinati, danno un taglio diverso al racconto e una sostanza quasi filosofica inedita e affascinante. Aurelia, da lui stimolata, esplode con pagine di rara bellezza parlando del suo grande amore per un uomo puro, “… un uomo particolare che aveva un modo integro di agire e che non perseguiva interessi personali ed economici”, ma nello stesso tempo un uomo dal carattere appassionato, amorevole e romantico nei confronti della moglie. C’è nelle sue parole una schiettezza assoluta che lascia stupiti.
La morte di Luigi, ad appena quarantanove anni, causata senz’altro da una immensa generosità che gli faceva trascurare oltre misura la salute, semina lo sgomento a Roma, una città che mai aveva avuto un Sindaco così grande e amato, e scava un baratro attorno ad Aurelia. Si riprenderà solo dopo molto tempo, confortata dall’affetto di tante persone care e, soprattutto, dall’avvertire sempre accanto a sé la presenza del marito. “… Piano piano, mi sono ritrovata, pur se nella solitudine di una casa vuota. Ma io lo sentivo vicino, che mi guardava, che mi proteggeva… Era un uomo che aveva una grande nobiltà d’animo…”.
Aurelia continua a narrare con dovizia di particolari, sostenuta dall’affetto di Gaetano, e la loro semplicità e un candore insospettato in due persone al colmo della maturità riescono a sviscerare in modo commovente segreti importanti, propri e degli altri.
Questo libro mi ha appassionato in modo particolare, anche perché Luigi Petroselli, in seguito a un nostro lontano incontro, mi onorava di un’amicizia sincera, e la nostra storia, sua e mia, mi ha fatto prima gioire e poi soffrire tanto. Io, negli anni, l’ho visto come un uomo unico, quasi un eroe che nel mio immaginario supera di gran lunga gli eroi del mito greco. Sapeva di morire, già aveva avuto, quarantenne, un’avvisaglia: un ictus. Era così sconfinato il senso del dovere nello svolgere il gravoso incarico di Sindaco di una città difficile come Roma, che non indugiò un attimo dinanzi al pericolo. Mi sembra la sua sia stata un’immolazione volontaria, dove l’amore, ricambiato, di tanta gente che in lui credeva e a lui s’affidava, abbia avuto un’importanza determinante.
Questa amicizia continua dopo quarant’anni con la moglie e con Gaetano Buscemi.
Di Aurelia, voglio ancora aggiungere la constatazione che in queste pagine lei si manifesta in tutta la sua grandezza di donna, con la sua acuta intelligenza, giovinezza, nonostante abbia novant’anni, capacità di mettere a nudo la sua anima, la tenerezza. Penso fortemente che la sua sia una lezione di vita, sublime, come prima d’ora io abbia mai riscontrato. Lei è una donna moderna, nel vero significato del termine, protesa più che mai verso il futuro attraverso una circospezione costante e attenta che le ha permesso e le permette di pervenire a una piena coscienza di sé e del mondo che ha qualcosa di straordinario. Tanti uomini e donne di oggi, che si ritengono “moderni”, che fanno dell’apparenza una priorità assoluta, dovrebbero conoscerla attraverso questo libro fondamentale. Da esso, se sono sensibili, trarrebbero, (spero trarranno) delle conclusioni allarmanti ma illuminanti per riflettere e capire i veri valori che fanno di un essere umano qualcosa di bellissimo e di esaltante.
Aurelio Caliri