“Ponte sullo Stretto: si, no, forse”

Si è svolto il 3 dicembre scorso a Catanzaro, promosso e organizzato dall’Ordine degli Architetti locale, il convegno “Ponte sullo Stretto: si, no, forse”, titolo provocatorio e volutamente uguale al recente convegno di Torino, organizzato dall’Istituto Nazionale di Bioarchitettura guidato dalla messinese Anna Carulli. Evento quest’ultimo che ha ricevuto ampi consensi fra giornalisti ed esperti di tutta Italia e che ha visto la partecipazione degli ordini e delle fondazioni di Torino, Messina, Padova, Reggio Emilia, Catanzaro e Taranto.

L’obiettivo principale dell’incontro di Catanzaro è stato quello di rivendicare il diritto degli architetti di potersi inserire nel vivo del più grande dibattito generale che sta accompagnando molte delle discutibili scelte e modalità di attuazione del PNRR. Tra queste vi è, per l’appunto, quella di “scartare” colpevolmente l’uso delle risorse di questo straordinario epocale piano di finanziamento proprio per procedere con la realizzazione del Ponte sullo Stretto. La circostanza è stata quindi anche una chiara pubblica denuncia della assordante latitanza delle decisioni della politica su certe importanti problematiche. Questioni di rilevanza strategica per lo sviluppo non solo dei due principali territori fisicamente interessati dall’opera, ossia la Calabria e la Sicilia, bensì dell’intera realtà economica nazionale, soprattutto quando osservata in un quadro geopolitico a scala più ampia.

“La questione del “Ponte sullo Stretto che ancora non c’è” è infatti il simbolo di una politica che, nella indeterminatezza della sua azione ondivaga, continua a rivelarsi incapace di attuare strutturalmente misure per l’affermazione di aree meridionali del sistema “Paese Italia” storicamente penalizzate nella propria emancipazione. E tutto questo nonostante siano stati, già da tempo, spesi non pochi soldi pubblici per la produzione del progetto definitivo, con un avanzatissimo stato di elaborazione nel dettaglio”.

Ad aprire i lavori è stato il Presidente dell’Ordine degli Architetti  della provincia di Catanzaro, Arch. Eros Corapi, il quale, in veste di moderatore, ha introdotto nel dibattito un ricco e più che qualificato parterre di relatori che, da tecnici, hanno voluto affrontare la questione per lo più con contenuti squisitamente sul piano politico.

E proprio per le pretese valenze politiche di ampio respiro, tra i saluti istituzionali, significativa è stata la presenza del Presidente del Consiglio della Regione Calabria, Filippo  Mancuso, il quale, pur nel sottolineare le numerose criticità che l’Ente, da poco rinnovatosi, si trova a dover affrontare, ha espresso comunque il suo “si” al Ponte sullo Stretto.

A seguire, sempre tra i saluti, l’Arch. Giuseppe Macrì, già Presidente dell’Ordine degli Architetti  della provincia di Catanzaro, insieme all’Arch. Antonino Renda, Presidente di Inarsviluppo, hanno voluto sottolineare come, al di là di ogni possibile forma di strumentalizzazione, per la realizzazione di questa grande infrastruttura nazionale, i primi a doverci credere sono proprio le regioni del Sud. In tal senso, evidenziando che, se vi può mai essere un reale futuro sviluppo per queste aree al centro del Mediterraneo, questo non può che avvenire lavorando nella sinergia politica fra gli enti, nonché con la consapevole unione di tutte le forze delle realtà territoriali locali.

Terminati i saluti istituzionali, ad entrare nel merito del tema vero e proprio sono stati l’Arch. Pino Falzea e l’Arch. Clarastella Vicari Aversa, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Ordine degli Architetti della provincia di Messina, i quali, ponendosi in sintonia con gli interventi che li hanno preceduti, hanno espresso anche il loro “si” alla necessità non più rinviabile della realizzazione dell’opera, evidenziando quelli che sono stati – e continuano ancora ad essere – i costi per la sua mancata costruzione.

L’Arch. Anna Carulli, Presidente dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, con la sua esperienza pluridecennale maturata nel campo della ecosostenibilità e della biocompatibilità, principi fondanti dell’Istituto e della Bioarchitettura in Italia, ha sottolineato l’importanza del confronto tra esperti nazionali: “Da Messina a Torino e poi a Catanzaro, per far conoscere al di la’ dello stretto l’importanza del ponte per lo sviluppo economico e trasportistico di tutta l’Italia verso il canale di Suez e la ricchezza economica del mondo al di là’ del Mar Mediterraneo di cui Messina è il centro Geografico. Oggi in questo dibattito, che l’Istituto ha voluto portare all’attenzione di tutti, dopo l’importante incontro che si è tenuto a palazzo Chigi con il Prof. Siviero, che aveva inviato una precisa lettera a Draghi fautore dell’intergruppo parlamentare, si è finalmente delineata l’importanza strategica della ricostruzione di una infrastrutturazione fino a oggi sempre più compromessa, ideazione e messa in opera di una vera strategia – non tanto dal basso, quanto dall’alto – che non può non essere di natura geopolitica. Il tempo stringe, e l’urgenza è riconnettere il Sud all’Europa, ma anche riconnetterlo, dopo anni di isolamento, con l’Africa e l’Asia. Siamo al centro del Mediterraneo, un’area – come quella dell’Indo-pacifico – ancora cruciale per i destini del mondo e dell’Italia che ne è al centro. Il Piano nazionale di ricostruzione e resilienza diventa fondamentale, la complessità delle azioni è rendere di nuovo centrale tale piano, attraversato da merci, uomini e idee.”

A chiudere i lavori è stato il Prof. Enzo Siviero, ingegnere, architetto e docente italiano che ha dedicato gran parte della sua carriera alla progettazione di ponti e all’insegnamento delle strutture nella facoltà di architettura dell’Università di Venezia. Nella sua appassionante esposizione sulle sue storiche argomentazioni “pro-Ponte Sullo Stretto”, condotta sempre rigorosamente in bilico tra contenuti tecnici e motivazioni politiche, ha sapientemente illustrato anche le caratteristiche salienti del progetto orgogliosamente tutto italiano dell’opera.  Siviero sia a Torino che a Catanzaro, Messina e Reggio Calabria ha esplicitamente dichiarato che – “il ponte si può e si deve fare a campata unica e che ciò implica un semplice aggiornamento progettuale che si può sviluppare in pochi mesi mentre per la sola fattibilità del ponte a tre campate ci vogliono anni! Con pressoché certo esito negativo per la parte di eseguibilità dei piloni a mare e comunque con costi ben superiori a quelli previsti per il ponte a campata unica. Da notare che nella relazione del gruppo di lavoro ministeriale si indica che il ponte a tre campate PRESUMIBILMENTE COSTA MENO (senza dare indicazioni quantitative a supporto di questa affermazione) mentre indica una serie di studi indagini e ricerche molto articolata ciò che giustifica i 50 milioni a Italferr per la redazione della fattibilità” – Con riguardo al fenomeno degli attuali detrattori della fattibilità del ponte, ha tenuto ad evidenziare che, nonostante lo stesso non sia stato ancora realizzato in Italia, in altre parti del mondo sono stati realizzati ponti a campata unica progetti redatti proprio sulla base del modello del “Ponte di Messina Type”. Dunque, se vi sono ostacoli alla realizzazione del ponte, essi sono da qualificarsi non come fisico-tecnici ma politico-ideologici. Infine, ha voluto ricordare che, se mai la storia ci ha insegnato qualcosa è proprio che “i muri” fisici, ove costruiti puramente per motivazioni ideologiche, sono destinati ad essere abbattuti. Proprio in questo senso, la grande Muraglia cinese ne costituisce l’esempio emblematicamente più monumentale.