di Stefano Dentice
Artista dalla rara sensibilità d’animo, dalla travolgente energia comunicativa, eclettica e sempre animata da uno spirito anticonformistico, Petra Magoni è una fra le cantanti italiane più talentuose e brillanti degli ultimi vent’anni. Grazie alle sue qualità artistiche e umane, alle sue sorprendenti intuizioni musicali, e a un magnetismo scenico che lascia il segno, rapisce l’attenzione e conquista il pubblico di tutto il mondo da circa trent’anni. Belgio, Germania, Spagna, Stati Uniti, Cina, Ecuador, Israele, Emirati Arabi Uniti, Giappone e Russia sono solo alcuni Paesi in cui lei si è esibita e si esibisce riscuotendo eccellenti consensi. Nell’arco della sua carriera ha condiviso e condivide il palco con numerosi artisti di statura nazionale e mondiale come Al Jarreau, Chano Dominguez, Ares Tavolazzi, Nicola Stilo, Paolo Benvegnù, Peppe Servillo, Morgan, Francesco Bearzatti, Paolo Fresu e moltissimi altri ancora.
Venerdì 2 maggio alle 21:00, al “La Locura – Tango Musik Festival” di Innsbruck (Austria), sarà sul palco per questo importantissimo evento nel progetto Opération Sultan della chitarrista Roberta Roman, insieme al rapper Lucariello, Marine Rodallec al violoncello, Vincent Beer-Demander al mandolino, ovviamente Roberta Roman alla chitarra, Marisa Mercadé al bandoneon, Alberto Vingiano al basso e Claude Salmieri alle percussioni.
Opération Sultan è un interessante progetto nato dalla fervida creatività di Roberta Roman, brillante chitarrista italiana ma francese d’adozione e d’azione. Qual è stata la scintilla umana e artistica che ha dato vita a questo sodalizio in cui lei ti ha coinvolto?
«Conosco Roberta Roman da tantissimi anni. Andai a Parigi, insieme a Nicola Toscano, un chitarrista amico di entrambi con cui collaboravo in Italia, ma lui aveva studiato nella capitale transalpina insieme a lei. Esisteva già la formazione Roberta Roman Trio, ma poi non se ne fece più nulla perché io andai a vivere a New York. Ad ogni modo, siamo sempre rimaste in contatto anche per via dell’amicizia in comune con Ilaria Distante (attrice e ballerina, ndr), in quanto Nicola Toscano era il compagno di Ilaria. Lui, purtroppo, è venuto a mancare a 53 anni. Ma questo grave lutto ha avvicinato ancor di più Roberta e me, anche perché lei e suo marito Alberto Vingiano venivano spessissimo a trovare Nicola nel periodo in cui era in coma. Roberta Roman mi aveva già coinvolto in un progetto discografico intitolato La Petite Naples, dove canto due brani. Poi, in Francia e in Svizzera, abbiamo presentato questo album dal vivo. Ribadisco: sono molto legata sia a Roberta che ad Alberto, anche se loro sono caratterialmente diversi. Lei è simpaticissima, un po’ pazzerella. Mentre lui è un tipo più tranquillo».
Oltre a essere uno spettacolo musicale, il progetto ideato da Roberta Roman narra di una storia legata alla Seconda guerra mondiale; una vicenda sconosciuta ai più. Esattamente, di cosa si tratta?
«È necessario conoscere e comprendere questa storia. C’era un quartiere di Marsiglia soprannominato “La Petite Naples”, perché lì vivevano soprattutto italiani, ma anche spagnoli. La loro intenzione era quella di andarsene in Argentina. Ma in realtà molti rimasero proprio lì. Fra questi c’erano parecchi poveri e solo qualche delinquente. La maggior parte di loro erano pescatori, facevano lavori simili. L’anno era il 1943, in cui regnava il Governo di Vichy; un regime filonazista. Gli abitanti di Marsiglia non tolleravano la presenza di questi immigrati, un quartiere abitato anche da tutte le prostitute della zona per renderlo ancora più malfamato. Dunque, il governo di Marsiglia strinse un accordo con i nazisti. Una mattina la polizia passò dal quartiere avvisando i residenti proprio dell’arrivo dei nazisti. Ma invece furono caricati sui camion e portati nei campi di concentramento. Circa 20000 persone, quasi tutti italiani».
Opération Sultan è una sapida commistione improntata sulla canzone classica napoletana e il tango argentino. Quali sono le principali analogie stilistiche fra questi due generi musicali?
«A tal proposito, Roberta Roman ha condotto uno studio sul tango argentino e, specificamente, sull’origine di alcuni tanghi. Da ciò è emerso che molti autori sono napoletani, per cui esiste una derivazione molto importante che unisce proprio il tango argentino e Napoli. Lo stesso Astor Piazzolla era di origine italiana, in quanto suo padre era nato in Puglia, precisamente a Trani. Mentre sua madre era nativa di Massa Sassorosso, una frazione di Villa Collemandina in provincia di Lucca (Toscana). Quindi questa commistione ha un senso musicale, perché stilisticamente la canzone classica napoletana e il tango argentino non sono per niente generi così lontani fra loro. Inoltre, lo spettacolo è concepito proprio come una piccola riproduzione di ciò che rappresentava La Petite Naples».
Tu, dal punto di vista stilistico, tecnico e interpretativo, ti trovi perfettamente a tuo agio nell’affrontare questi generi?
«Io non presto troppa attenzione ai generi musicali. Canto ciò che mi piace. Sì, mi trovo perfettamente a mio agio, anche perché il gruppo è molto affiatato. È davvero divertente condividere i momenti prima e dopo i concerti, in quanto l’atmosfera è sempre di relax. Certo, le prove sono importanti, si tratta di uno spettacolo molto serio, visto che tratta argomenti assai delicati. L’interplay con tutti i musicisti è intenso. Inoltre mi sono inventata alcune scene tendenzialmente teatrali, in modo tale da creare una continuità fra un brano e l’altro, oltre a fornire una spiegazione che vada oltre la proiezione delle immagini mirate ad arricchire questo live con delle foto originali dell’epoca. Questo è un lavoro portato avanti dallo storico Michel Ficetola, figlio di una deportata, che ha scritto anche dei libri e ha citato la Francia per crimini contro l’umanità, tanto che Emmanuel Macron ha dovuto scusarsi. Un fatto, questo, che risale al 2019. Quindi, trattandosi di una storia vera, drammatica, seppur con delle parti divertenti, il nostro intento è raccontare e descrivere la brutalità del nazismo che, purtroppo, si annusa nell’aria anche oggi».
A proposito di queste tematiche così delicate, in cui la politica è un elemento caratterizzante, la tua responsabilità da artista, da comunicatrice, aumenta sensibilmente nell’interpretare un repertorio così particolare?
«Certo! Sicuramente è così, ma non solo in questo progetto. Anche nello spettacolo con il pianista Andrea Dindo, incentrato sulla figura del drammaturgo e poeta Bertolt Brecht, si trattano argomenti molto tosti e soprattutto attuali. Lo stesso potrei dire per il nuovo progetto con il chitarrista Finaz, che dovrebbe vedere la luce il prossimo settembre. In questo caso si parte dai futuristi per poi giungere ai nostri brani originali. Affrontiamo canzoni in cui c’è una certa ricerca del linguaggio. Non si tratta di pezzi “immediati”, bensì di composizioni che devono essere “digerite”. Anche Subversion, un progetto nuovo di zecca in cui condivido la scena con l’Arkè String Quartet (Carlo Cantini al violino elettrico, Valentino Corvino al violino, oud ed elettronica, Matteo Del Soldà alla viola e Stefano Dall’Ora al contrabbasso, ndr), è improntato sull’omaggio ad autori e compositori che hanno dato vita a una sorta di rivoluzione culturale, sociale e artistica; o quantomeno che ci hanno provato. Dal mio punto di vista ci sono molti modi per essere rivoluzionari».
Venerdì 2 maggio alle 21:00, al “La Locura – Tango Musik Festival” di Innsbruck (Austria), condividerai il palco per questo prestigioso evento con il rapper Lucariello, Marine Rodallec al violoncello, Vincent Beer-Demander al mandolino, Roberta Roman alla chitarra, Marisa Mercadé al bandoneon, Alberto Vingiano al basso e Claude Salmieri alle percussioni. Tu, visto e considerato che il pubblico austriaco è storicamente più incline all’ascolto della musica colta, come pensi possa accogliere, anche sul piano emozionale, un repertorio di brani che abbraccia la canzone classica napoletana e il tango argentino?
«Questo è un festival molto famoso proprio per il tango. Addirittura c’è anche uno spazio per ballare. Credo che chi partecipa a questo evento possa accogliere favorevolmente il nostro repertorio, anche se non tutti i brani sono ballabili. Il pubblico austriaco non frequenta “La Locura – Tango Musik Festival” a caso. Sa perfettamente che si tratta di un certo tipo di musica. Inoltre ci saranno le traduzioni dei testi, in maniera tale da comprendere il senso dello spettacolo nella sua interezza. Per cui mi sento tranquilla sulla risposta degli ascoltatori. Questo è un progetto che mi piace molto, quindi spero che lo si possa portare in giro il più possibile».
Foto di Fabrizio Giammarco